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PUNTI DI…VISTA

Son passati ben 50 anni da quando un articolo del Corriere della Sera decantava le bellezze paesaggistiche di Mattinata, soprattutto quelle ammirate da una balconata spettacolare, proprio quella che si affaccia sulla piana e sulla collinetta, su cui è adagiato il nostro paese.

“…una delle strade più splendenti al mondo, una di quelle che si contano sulle dita di una mano, come la amalfitana, la Guernavaca-Acapulco al Messico, quella costiera di Shikoku in Giappone, la Atene-Capo Sunion in Grecia….su questa strada i colori del mare, del cielo, delle rocce, dei fiori di campo e della campagna non solo, ma il colore dell’asfalto persino sembra sia l’occhio a crearli nello stesso momento che li guarda; tanto immediata è la loro presenza e immacolata la loro purezza”.

L’inviato si stava recando a Mattinata per intervistare il nostro farmacista Dott. Matteo Sansone.

I suoi occhi avevano colto la Mediterraneità nel breve tratto che dal Gravaglione porta verso Sellino Cavola…e aggiungeva "in quanti album di vacanze estive sarà rimasto impresso il panorama della bianca farfalla" che si godeva dal tornante di Fandetti.

E in un altro articolo, in cui si esprimeva preoccupazione per l’ intervento di ampliamento e ammodernamento della SS 89, “tenuto conto dell’eccezionale valore panoramico della strada…che si snoda per l’intero tratto cui si riferisce il progetto, seguendo il continuo mutare della altimetria, aderendo naturalmente al variare dei luoghi, inserendosi in modo mirabile nell’ambiente e producendo un continuo e vario susseguirsi di nuove visuali panoramiche, la cui eccezionalità è dovuta proprio alla varietà del tracciato…” si scongiurava di deturpare una vista di rara bellezza,  “snaturando l’armoniosa fusione tra strada e paesaggio”…

Oggi quello stesso paesaggio si apre agli occhi di chi decide di evitare la moderna galleria “Monte Saraceno”,  per ripercorrere il vecchio percorso; di chi decide di scendere da Monte Sant’Angelo per i tornanti che guardano a nord e che, ad un certo punto, sovrastano la piana; di chi da Manfredonia desidera arrivare a Mattinata, percorrendo la vecchia strada che si inerpica fino a Selino Cavola e poi ridiscende; panorama leggermente modificato nella forma, ma sempre ameno nei suoi colori splendidi e contrastanti.

Ben altra è la situazione in cui versano i tornanti, abbandonati all’incuria e alla trascuratezza, ma ancor più devastante l’immagine che appare davanti agli occhi di chi si affaccia alle balconate, del Gravaglione, di Sellino Cavola, di Fandetti, dove sovrana regna la discarica a cielo aperto, frequentato luogo per quanti vogliono disfarsi di immondizia “scomoda”, di quanti non vogliono differenziare, di quanti non pagano la TARI, di quanti fanno dei lavori edilizi e non sanno dove andare a scaricare o non conoscono le norme per i rifiuti speciali. Quelli che non sanno o quelli che non vogliono sapere; quelli che non hanno a cuore il loro territorio e di quelli che “tanto qui non danno fastidio a nessuno”.

Un quadro desolante che stride con quanto decantato un cinquantennio fa… una bellezza da preservare: forse i mattinatesi di un tempo avevano più a cuore il loro territorio; forse avevano più amore per un paese tirato su con tanti sacrifici, con le rimesse dei tanti emigranti che si sono massacrati la schiena nei campi di barbabietole in Francia o sui cantieri a trasportare mattoni; che hanno riempito i loro polmoni di silice nelle miniere del Belgio,  o che hanno lavorato a ritmi estenuanti nelle fabbriche tedesche! I nostri nonni percepivano più di noi quanto era importante preservare le bellezze paesaggistiche per offrirle ai turisti e ai villeggianti che riempivano le loro stanze in subaffitto, le loro case, i loro primi campeggi…

Dimenticati i sacrifici, tutto ormai è dovuto, tutto è superato e deprezzato, non ci sono più occhi per guardare il bello, non si fanno più sforzi per circondarsi del bello. Come si spera possano venire su le nuove generazioni, se permettiamo che crescano e vivano nell’incuria, nella trascuratezza, nella sporcizia, nel degrado. Non penseranno forse sia tutto lecito e tutto permesso e che non ci siano regole al loro vivere civile? Quale esempio diamo a partire dai condomini, dalle strade di quartiere, fino alle nostre periferie e alle nostre aree rurali, anche quelle di interesse paesaggistico e  archeologico?

Cosa facciamo per evitare che questi misfatti avvengano, per salvaguardare il nostro territorio, il nostro paesaggio, per rendere il nostro un paese ospitale e degno di una popolazione che si voglia dire civile, con comportamenti improntati a legalità e rispetto delle norme di convivenza, delle leggi, dei regolamenti, dell’ambiente, della natura, di quanti lo erediteranno?

E se non si riesce a fare niente per migliorarlo, che ci si sforzi almeno di difenderlo e di preservarlo!

 

 

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